Nel Parco del Pollino, tra le province di Potenza e Matera, c’è un gioiello prezioso che promette, fin dal primo assaggio, un’esperienza che ha poco a che fare con le cose terrestri e molto di più con quelle celesti.
1 - Una scoperta straordinaria. Difficile capire se sia stata la scoperta dell'America o il fatto che abbia importato in Europa la varietà di Peperone che sarebbe presto diventato l'oro rosso della Lucania a valere la fama di Cristoforo Colombo, ma sicuramente l'esploratore spagnolo apprezzerebbe una forchettata della nostra Cacio e Pepe con Peperone Crusco di Senise.
2 - Senza amore scordatevi che diventi ‘crusco’. Osservare un’anziana donna tra le strade strette di Senise mentre intreccia una serta (collana di corda lunga circa due metri) e dispone i peperoni ordinatamente per poi regalarli all’abbraccio del sole e dell’aria è una di quelle esperienze che ti fanno dimenticare l’anno corrente e ti impongono una riflessione su cosa conta davvero nella vita.
3 - È come il Diavolo con l’acquasanta. Se tentare di rinvigorire un Peperone Crusco con l’acqua davanti a un nativo del Parco del Pollino non vi costerà la vita, state certi che la cacciata eterna dalle terre lucane non ve la toglie nessuno. Ripetete con noi: l’olio è l’unico amico del Crusco.
4 - Più che fritto, ‘scottato’. Il rituale che il Peperone Crusco chiede sul finale inizia con un respiro profondo, per proseguire poi in olio bollente (mai fumante), dove i secondi fanno la differenza. 1, gira, 2, gira, 3, e via in freezer per lo shock termico. Il risultato è una di quelle cose che, all’assaggio, diventano ricordi.
5 - Anche al cinema. Il regista Gabriele Salvatores lo ha celebrato in un racconto in bianco e nero che profuma di terra e di silenzio: era il cortometraggio che accoglieva i visitatori del Padiglione Italia a Expo 2020, a Dubai, e che li trasportava nella lentezza delle tradizioni culinarie italiane, di cui l’oro rosso lucano è massimo esponente.
6 - È un divo delle cucine internazionali. Dall’11/06/2014, misteriosa data con cui lo chef Nicola Batavia chiama il suo panino con Pastrami di Vitello, Peperone Crusco, Acciughe e Uovo di Quaglia, agli Ziti con Peperone Crusco, Animella di Vitello e Pecorino dello stellato Alessandro Mecca. Questo ingrediente, che ha più le sembianze di un semidio delle dispense, si è insinuato nell’alta cucina ottenendo un rispetto dimostrato da un suo utilizzo sempre in purezza, come a provare che la perfezione, almeno in cucina, può esistere.
7 - Tre tipologie, un’unica anima. Appuntito, tronco e uncino sono le forme con cui il Peperone di Senise si manifesta in natura. Ad accomunare tutte, il processo che porta al miracolo del Crusco. Se, però, cercavate una spiegazione poetica alla frase ‘conta più l’aspetto interiore che quello esteriore’, non la troverete qui: se non scrocchia, non va bene.
8 - ‘Le Giornate del Peperone di Senise’. No, non è un film di Pasolini e nemmeno una raccolta fondi per salvare un ortaggio, bensì la sagra che colora di rosso e inonda di profumo il caldo agosto di Senise. Se davanti al Peperone Crusco provate una di quelle passioni che solo un amore estivo è in grado di scatenare, non potete assolutamente perdervela.
9 - Un piatto, un ingrediente, una benedizione. Da assaporare così com’è, ruvido al tatto, tonante al morso e intenso al palato, o come guarnizione di piatti a cui serve quel twist in più. Il nome dialettale Zafaran ne suggerisce l’utilizzo in polvere, forse proprio quella di stelle.
10 - È sempre una sorpresa, anche da Obicà. Firma di gusto della nostra Cacio e Pepe e pioggia di foglie leggere sulle nostre Crocchette di Prosciutto Cotto e Parmigiano Reggiano DOP, il Peperone Crusco è una di quelle cose che ci ricorda come la passione e la ricerca della qualità italiana abbiano sempre la loro sintesi in un vostro sorriso al primo boccone.
Se, a questo punto, la tua voglia di Peperone Crusco è incontenibile come pensiamo, PRENOTA ORA!
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